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Esauritesi le miniere di ferro e di piombo, la barite, estratta dalle cave della Valsassina, diventa il prodotto minerario principale, utilizzata inizialmente nella sua forma naturale sostiene vari settori, tra cui l’industria casearia.
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Il complesso è uno degli esempi più significativi dell’archeologia industriale presenti sul territorio calolziese. L’origine della fabbrica fu la trasformazione del minerale di barite, recuperato dalle miniere valsassinesi, e la produzione dei Sali di bario.
Il nucleo originario si compone di un palazzo a due piani per gli uffici (mattoni a vista, arenaria martellata, pavimenti in cotto) e di un corpo di fabbrica in laterizio con archi vagamente romanici, apparentemente a più piani, ma completamente vuoto al proprio interno. Gli altri capannoni (fondamentalmente in pietra e laterizi) appartengono alla tipologia a shed con loculi e coronamenti di mattoni ornamentali.
Viene inoltre realizzata una centrale idroelettrica che sfruttava la forza del torrente Gallavesa per garantire elettricità agli impianti: l’acqua viene pompata direttamente dal fiume alla ciminiera, che funziona in questo caso da sostegno dei serbatoi dell’acqua. Tale
funzione è evidenziata dal rigonfiamento in legno, alla base della ciminiera.
Era il fornitore principale degli stabilimenti metallurgici di Lecco